È TEMPO DI DIFENDERE I VALORI DELL'UE
Abbiamo recentemente letto notizie su le violazioni dello stato di diritto in Polonia e Ungheria da parte dei suoi rispettivi governanti e dei loro tentativi di frenare il recovery plan dell'UE. Nello steso tempo, mentre l’Unione Europea s'impegnava a fare rispettare lo stato di diritto in tutti i paesi europei, puntando sul dito in Polonia e Ungheria, mai fin’ora ha alzato la voce contro la Spagna.
Recentemente il Parlamento europeo ha discusso sullo stato della democrazia nei diversi paesi de la UE. Nel rapporto ufficiale sul rispetto dei diritti fondamentali nell'Unione presentato per la deputata Clare Daly nuovamente non si è messo in discussione la Spagna. Questo è successo grazie a le pressione di alti funzionari e diplomatici spagnoli che sono riusciti a trasmettere con forza la narrazione che la Spagna vuole imporre su quanto sta accadendo con la Catalogna.
La linea ufficiale che è passata è quella secondo la quale tutti i politici catalani condannati per i fatti di 2017 hanno avuto un processo giusto. Tuttavia la lista di motivi per considerare la Spagna come un paesi che non rispetta i diritti democratici dei suoi cittadini è lunga:
1) La sentenza di 2020 della Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha stabilito che il vice-presidente della Catalogna nel 2017, Oriol Junqueras, condannato per la Corte Suprema di Madrid a 13 anni di carceri, nel frattempo eletto europarlamentare in 2019, aveva il diritto di prendere il suo posto come deputato europeo perché godeva d’immunità parlamentare.
2) Nel 2018 l’attivista sociale Tamara Carrasco è stata arrestata per aver partecipato a una manifestazione. Accusata di terrorismo per un Tribunale di Madrid (Audiencia Nacional), non ha potuto uscire del suo comune per ben due anni, finché un tribunale di Barcellona ha fatto cadere tutte le accuse.
3) Nel 2019 l'ex assessore degli interni catalano (insieme ad altri politici e rappresentati sociali) è stato condannato a più di dieci anni di prigione, per aver controllato la polizia catalana durante la "sedizione" del 2017. Nel 2020 sia il capo della polizia catalana, Josep Lluís Trapero, come altre funzionari della regione sono stati assolti di tutte le accuse.
4) Gli appelli per il rilascio immediato dei prigionieri politici catalani, emessi dal gruppo di lavoro delle Nazioni Unite su le detenzione arbitraria, Amnesty International e associazioni legali, sono stati ripetutamente ignorati dallo stato spagnolo.
5) Nel 2020, la Corte Suprema della Spagna ha rimosso della sua carica al Presidente della Catalogna per non aver "obbedito" immediatamente a un avviso della commissione elettorale che gli ordinava di rimuovere due striscioni che chiedevano il rilascio dei prigionieri politici catalani e la libertà di espressione.
6) Nei ultimi giorni la Corte d'Appello del Belgio ha negato l'estradizione in Spagna dell'ex assessore della cultura della Catalogna, Lluís Puig (rifugiato nel Belgio dopo i fatti di ottobre di 2017). Il motivo della corte belga: i dubbi su l'imparzialità e il rispetto a un processo giusto in Spagna.
Tutto questo è solo la punta dell'iceberg. È precisamente la mancanza di garanzia a un processo equo e imparziale che altri sei politici catalani e diversi attivisti sociali sono in esilio in Belgio, Svizzera e Scozia dopo i fatti d'ottobre di 2017 accusati per i giudici spagnoli di reati che in altri paesi europei non sono considerati in questo modo. È una situazione scioccante, e molti in Catalogna si lamentano della totale passività delle istituzioni europee quando non alza la voce contra la Spagna, quando invece si lo fa per fatti analoghi quando succedono in paesi come la Russia, Polonia, Bielorussia o la Turchia.
Questo è il contesto nel quale si terrà prossimamente il voto nel Parlamento Europeo sulla richiesta della Spagna di revocare l'immunità parlamentare di tre eurodeputati catalani: l'ex presidente della Catalogna nel 2017 Carles Puigdemont e i suoi ministri Antoni Comin e Clara Ponsatí.
Miquel Strubell i Trueta
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